Archivi del mese: febbraio 2011

Settat, la fiera degli animali

il mercato degli animali di Settat

“Ti piacciono le bestie?” “Allora domani non devi assolutamente perderti il mercato degli animali” mi dice Valeria. E’ uno dei più grandi del Marocco, si comprano e si vendono bestie alla maniera antica”. Come dire di no? A letto presto quindi, poche ore di sonno e la mia sveglia attraverso la musica di Cesaria Evora mi ricorda dell’appuntamento preso con Chadidja, la donna che fa le pulizie in casa di Valeria. E’ mattino presto, l’aria è ancora frizzante e il mio pile è di grande aiuto. Bisogna andare presto perché alle 9 di mattina già non c’è più niente, “il faut trop chaud” e tutti se ne vanno a casa mi fa capire con le mani. 10 minuti di cammino e un odore forte di cacca di cavallo giunge alle mie narici. Ci siamo, inizia l’avventura. Pochi metri e cammino già su un soffice terreno dalle tonalità cangianti, nessun dubbio è cacca! Mi hanno detto di fare attenzione perché il posto è molto pericoloso. A me non sembra, mi sento al sicuro, circondato da persone che pensano a vendere e comprare bestie e non ad un fotografo mezzo insonnolito. Forse non trovano in me nulla di “interessante” poiché  sono vestito come loro se non peggio a causa del mio motoviaggio. Sono circondato da sorrisi e gente che si mette in posa spontaneamente. Chadidja fa fatica a seguirmi, non  aveva mai accompagnato un fotografo evidentemente messo in un posto così pieno di particolarità. Quando mi raggiunge mi dice di fotografare le bestie e non le persone per evitare problemi, le dico che è tutto ok e le mostro alcune delle foto che ho già fatto. Sorride e capisce di aver perso la battaglia. Ci sono mucche, capre, agnelli, cavalli e cammelli. Sembra di tornare indietro di un bel po’ di anni. L’odore ti colpisce da subito, acre, intenso ti si attacca addosso e non vuol andar più via. Passano i minuti e ci si abitua. All’ingresso ci accoglie una corsa di cavalli, serve per provarne la velocità, provano a spiegarmi, e soprattutto lo stato di salute. Faccio il giro del mercato, mucche con sacchi di plastica sulla testa, agnelli con gambe legate e buttate per terra, montoni su carretti improvvisati pronti per essere portati via per il macello, cavalli troppo magri e cammelli diversi rispetto a quelli pigri e ciccioni che ho visto nelle località turistiche marocchine, sempre adornati di tutto punto e pronti per accompagnare turisti su improbabili dune alte 50cm vicino alle spiagge. Ci sono molti bambini, forse accompagnano i padri imparando il mestiere che sarà loro e dei loro figli ancora. Tutti fanno la pipì ovunque non c’è molta differenza da questo punto di vista tra uomo e animale. Siamo un po’ stanchi e ci spostiamo nella zona dove si vende il cibo e dove delle tende improvvisate servono del thè, la bevanda nazionale per eccellenza. Chadidja mi dice qualcosa in arabo, mi sembra mi chieda se voglia qualcosa da mangiare. Ci avviciniamo ad una montagnetta alta circa 80 cm, otto persone la circondano. Sulla parte alta avvolti dai fumi dell’olio fritto ci sono due vecchietti simili a santoni indiani. Gettano, con l’arte di chi compie questo gesto da una vita, dei perfetti anelli di colore giallognolo in un pentolone gigantesco pieno di olio bollente. Dico di si, penso non ci sia alcun rischio a mangiarle, l’olio friggendo ammazza tutti i germi possibili e immaginabili e visto il posto in cui mi trovo credo ce ne siano parecchi. Mentre ancora immagino i germi che muoiono lottando in maniera impari contro l’intrepido olio scaldato dalla legna mi ritrovo in mano una ciambella calda e croccante color del deserto. Chiedo il nome di quello che sto mangiando mixando il mio francese scarso ed il mio arabo appreso in Egitto circa 10 anni fa. “Sfinch” e mi fa capire essere la loro frittella di pane. Dentro di me un sorriso enorme mi fa pensare alla sfince siciliane che mia mamma prepara sempre e che altro non sono che frittelle coperte di zucchero. Quante cose in comune col mondo arabo, segni di un passato condiviso che il presente vuole cancellare. Occorre viaggiare per saperlo e scrivere per non dimenticarlo. Il sole incomincia ad alzarsi, inizia il caldo. Gli odori grazie alla temperatura diventano più intensi ed io ho fotografato abbastanza. Sulla via del ritorno ci fermiamo ad una bancarella e compriamo un oggetto che mi servirà domani sera. E’ un guanto per il gommage, domani andrò all’hammam della città. Ho chiesto di provarne uno e subito mi è stato chiesto “quello per turisti oppure quello che usiamo noi marocchini?”. In quale dei due secondo voi domani sera farò il mio bagnetto e mi farò raschiare la schiena? Continua a leggere

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Settat, soleterre

Bancarella sulla strada

Sono a Settat , una cittadina 70 km più a sud di Casablanca. Qui ha sede soleterre, la ONG grazie alla quale nei prossimi giorni avrò modo di conoscere il Marocco a cui pochi turisti possono accedere: quello delle donne e dei poveri. Valeria, la coordinatrice in loco è una ragazza siciliana, molto accogliente e simpatica. Arrivo a Settat nel tardo pomeriggio sono quasi le 16. Sono passate  5 ore da quando ho lasciato Asilah. Entrato in città mi accoglie il canto incomprensibile del muezzin dal minareto simile ad un allarme bomba dei film sulla seconda guerra mondiale. Qualche sms con il mio contatto in loco per individuare esattamente l’ubicazione del palazzo, e vedo apparire davanti a me un sorriso seguito da una gigantesca e bionda chioma riccia che poco ha di marocchino. “Piacere sono Valeria”. E’ gentile, accogliente e da subito disponibile. Tolgo le borse Tucanourbano dalla mia Africatwin, controllo i tasselli delle mie Mitas E09 per verificarne l’usura dopo i 500km di autostrada e metto catena e blocca disco. Andiamo al secondo piano del palazzo, mi presenta Mohammed e Aicha e poi mi lascia, “ho la fisioterapia, mi dispiace tanto, è per la mia spalla sinistra ci vediamo tra un’ora”.

Mi metto a mio agio, faccio una doccia e metto in carica tutta la mia attrezzatura elettronica. Preparò un buon caffè, l’ora è passata e Valeria ritorna con la sua spalla nuova di zecca. “ Sei un viaggiatore e di sicuro saprai che i miglior posti dove mangiare in Marocco sono le stazioni di servizio! Quella dove andiamo è piena di camionisti e puttane spero non sia un problema”. Valeria ha già capito che amo il Marocco vero e sono qui per questo. “Nessun problema, andiamo!”. Detto fatto, ed in meno di 10 minuti arriviamo al Mexico, una stazione di servizio all’ingresso di Settat. Scendiamo dalla macchina e davanti a me vedo subito un macellaio con delle bestie appese a dei ganci, un angolo con carboni e griglie e tajine a volontà. Sono affamato e pronto a deliziarmi al paradiso dei camionisti. Ordiniamo pollo allo spiedo, riso e salade marocaine. Mangiamo di gusto e per il solito thè alla menta, immancabile in terra marocchina, ci spostiamo al bar. Due comode poltroncine, un tavolo e un bel vassoio con teiera e bicchieri. Valeria è una ragazza molto intelligente e appassionata del proprio lavoro. E’ la sua vita e lo puoi vedere nei suoi occhi, nel modo in cui ti racconta del suo passato. Prima studente, tenta la fortuna a Londra iniziando come cameriera fino a raggiungere un buon posto e un buono stipendio in una nota azienda. Non è la sua vita, non è il suo sentiero. Entra in contatto con il mondo della cooperazione e sente il suo cuore battere forte, capisce che quella è la strada. Lascia tutto, torna nella sua Sicilia a Catania e da lì parte. Sceglie di seguire un master in cooperazione internazionale a Bologna. All’inizio Africa sub sahariana, Guinea Bissau, Angola, Tanzania. Poi il sud America in Perù, a Lima. Il sud America è meraviglioso ma si sente attratta dall’Africa, non riesce a dimenticarla. E’ il mal d’Africa, è dentro di lei. “Amo la vitalità di quei posti, sembra senza fine” “in Italia invece…” si emoziona pensando a Benigni a Sanremo, l’ha visto in televisione. “Davvero ha toccato le corde giuste, è un’artista vero di cui andare fieri”. Ha ragione e decido che non voglio incazzarmi, per una volta non voglio parlare male del torpore che noi italiani stiamo vivendo, il nostro essere addormentati, addomesticati come i serpenti di Djemaa el Fna a Marrakech. Si parla di donne, di velo, di islam e di “donne oggetto” occidentali che si identificano col proprio corpo convinte di essere più libere di donne nascoste da un velo in nome di Allah. “Ma perché  il Marocco se si ami l’Africa nera?” Si può davvero parlar di mal d’Africa e venire in Marocco? “Si” mi dice lei e non ha dubbi, “anche in Marocco c’è l’Africa, più di quanto si possa credere, bisogna solo cercarla”. E’ tardi ormai, il thè è finito, i camionisti se ne vanno e si spengono i carboni delle tajine. Alzo lo sguardo e davanti a me una madonna marocchina con vestiti multicolori allatta un bambino troppo grande per succhiare ancora da una tetta. Troverò anche io l’Africa nera? Continua a leggere

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Asilah, Sergio e Patricia.

La mia stanza presso l'hotel Sahara ad Asilah ed io che prendo appunti.

Finalmente ad Asilah.  Sono sulla costa atlantica marocchina, 85km da Tanger med il nuovo porto di Tangeri. Ho viaggiato in compagnia di Sergio e Patricia, argentino lui, bulgara lei. Entrambi in sella ad un Bmw GS1200 Adventure in versione astronave spaziale, con bauli, bauletti, cinghie, sacche e doppio tutto!! Solo a vederli mi mettevano sicurezza 🙂 Sergio commerciante, spesso a Bali, lei la sua “coleghisha” (pronuncia argentina di coleguilla) tradubicile in italiano con “quella che mi sbatto al momento”. Lui bellissimo, 50 anni, genitori russi e polacchi, originario della Patagonia Argentina ma residente a Barcellona.  Due matrimoni alle spalle a casa e tre figli e due mogli da mantenere. Patricia, di Lisboa, 15 anni di meno ed un corpo da urlo. Ci incontriamo nei parcheggi della nave, un’ora di attesa mentre sistemano gli ormeggi che si sono rotti e non ci permetto di abbassare il ponte. Amante dello stile “no plan is a good plan”, non sa dove andare il capitano Kirk in salsa argentina a bordo dell’Enterprise made in  Stoccarda. Decide di accodarsi a me e di puntare ad Asilah, tutto sommato gliel’ho venduto come un posto bellissimo, pulito ed economico citando a memoria la rough guides di cui ho già scritto qualche post fa. Entrati ad Asilah ci dirigiamo all’hotel Sahara seguendo il gps. L’hotel è bello, pulito in una zona silenziosa. Spendo l’equivalente di 9 euro per una camera doppia e parcheggio, bienvenue au Maroc!! 😉 Dopo aver scaricato le moto ci dirigiamo in centro per la prima Tagine del viaggio. Asilah è sul mare e quindi è d’obbligo un piatto a base di pesce e verdure. Aprire il coperchio di una tagine è un’emozione unica. Questo cono al contrario di terracotta ha il poter di trattenere tutti gli odori e le tradizioni di un popolo. Appena aperto si viene immediatamente catapultati in un nuovo mondo fatto di aromi ed odori già conosciuti da noi mediterranei, ma qui accopiati con un’arte e una tradizione tali da non farmi rimpiangere nessuno dei nostri cuochi di casa. Thè alla menta di rito e pronti per la prima notte in terra marocchina. Dormo bene ma poco, il desiderio di cavalcare la mia moto e sentire il vento in faccia è forte, sono qui per questo, è il mio motoviaggio e d’altronde dopo due giorni passati fermo in nave chi ha voglia di dormire? Esco alle 8 di mattina dall’hotel diretto alla medina. Approfitto della moto parcheggiata e quindi al sicuro e inizio a camminare. Da subito questa città mi rapisce. La cattedrale portoghese è proprio di fronte al mio hotel e dopo pochi minuti sono immerso in una medina ancora sonnolente, non preparata per i turisti. E’ il momento che amo di più. I mercanti non vogliono ancora vendere, preparano i loro negozi, bevono il thè e quindi puoi camminare senza essere assalito. Ci sono solo io, qualche bimbo che si dirige a scuola, poche signore che  approfittando della frescura mattutina si muovono tra i vicoli colorati dirette al mercato, i gabbiani e il meraviglioso vento dell’atlantico. La medina, come quella di Essaouira sorge sul mare, dalle merlature delle mura lo pui sentire, arriva qualche schizzo e la brezza  accarezza e culla il viso regalando odori che arrivano da chissà quale paese. Alcuni uomini camminano sulle spiaggia e il sole inizia ad alzarsi. E’ ora di partire! Torno all’albergo, carico la moto e parto verso Settat. Lì trascorrerò un pò di giorni seguendo le attività di soleterre la ONG per la quale fotograferò qui in Marocco. Mi attendono 450 km di autostrada, una noia mortale per chi come me ha una moto tutto terreno e ruote tassellate 😉 Continua a leggere

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Genova-Tangeri, la nave sorpresa

Finalmente una connessione internet! Non è stato semplice trovarla ed i primi 3 giorni sono passati, con molta noia ed una bellissima sorpresa, ma andiamo con ordine. Innanzitutto qui in Marocco è tutto ok, il mio motoviaggio procede in assoluta sicurezza, la Libia è lontana e ciò che sta avvenendo in questi giorni nella terra del colonello Gheddafi qui è lontano anni luce. Non preoccupatevi i marocchini sono contenti del loro giovane re Mohammed VI. “E’ bravo e ha fatto tanto per il paese”, “qui abbiamo autostrade, oltre 2000 km, gli stipendi sono aumentati per gli statali” ed inoltre “abbiamo le scuole migliori del Nord Africa”. Queste le voci di chi mi esprimeva un parere sulla situazione del Marocco aspettando la nave nel soleggiato e luminoso porto di Genova. Già la nave… Appena vista ho avuto un moto di gioia, l’Excellent della GNV mi attendeva per il viaggio. E’ una nave che già conosco, mi accompagna sempre quando d’estate vado con la macchina in Sicilia. Già, ma non sapevo che nella tratta Genova-Tangeri la nave si trasforma. A bordo il 90% dei viaggiatori è di nazionalità marocchina e la nave si adatta alla circostanza. Quasi tutto scritto in arabo, la voce al microfono è prima in arabo e poi in italiano. Il nono piano (chiuso) si trasforma in moschea per poter pregare e la sala con piscina diventa un piccolo souk dove tra fumi di sigaretta, narghilè e carte da gioco si consumano affari di ogni genere. Abdel, da Agadir, fisico asciutto e capello leccato di fresco  dopo 3 ore di viaggio mi avvicina e mi chiede: “tu sei qui in moto?” effettivamente ero ancora vestito da motocentauro e mi dice, dopo i soliti 4 minuti di convenevoli, “perchè non porti del fumo dal Marocco all’Italia?” Cosa? Portare droga dal Marocco all’Italia? Cerco di far finta di non aver capito fingendomi ingenuo ma lui insiste “è semplice riempi metà serbatoio di fumo e con la benzina i cani non sentono niente”. Guardo in alto il cielo luminoso e azzurro e  ripeto al volo il contenuto della lezione numero 23 del mio manuale di francese “Merci, Je vais reflechir”. Naturalmente non ci sono donne e bambini in giro per le nave, sono tutti in camera, senti le loro voci passando per i corridoi ma non li vedi, mi accorgerò della loro presenza solamente dopo 48 ore (46 di tragitto e 2 di ritardo) quando sarà l’ora di stare in fila per raggiungere i garage.

Arriviamo col buio a Tangeri e, grazie alle pratiche doganali che adesso si svolgono a bordo, con soli 20 minuti per cambiare i soldi e pagare la carta verde sono fuori dal porto. Ricordo la prima regola del buon Claudio “mai viaggiare di notte in Marocco!!! E’ pericoloso, le strade sono poco illuminate e i marocchini guidano come pazzi!”. Ottimo!!! Sono da pochi minuti in Marocco e mi toccano 80 km al buio fino ad Asilah!!! 🙂 Continua a leggere

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Motoviaggio Marocco

Poche ore alla partenza, il Marocco è l’unico paese dell’area nord africana attualmente tranquillo. Nei prossimi mesi non dovrebbe succedere niente di ciò che abbiamo visto in Egitto in piazza Tahrir  o che vediamo in questi giorni in Libia a Tripoli o nel Barhein.  Il 20 Febbraio a Casablanca è annunciata una manifestazione di protesta ma è autorizzata dal governo e non sembrano arrivare avvisaglie di pericolo. Mille telefonate, tutti salutano, tutti augurano, tutti raccomandano. E’ bello, senti tutti vicini ma poi sai che quando fai un motoviaggio sei sempre solo. Sei solo quando scegli dove piantare la tenda, quando scegli che strada prendere, quando scegli dove mangiare o a chi chiedere informazioni. Avete mai provato? E’ ciò che rende meraviglioso, pericoloso, affascinante ed unico il motoviaggio in solitaria. Penso alle persone che incontrerò, come le incontrerò. Penso a cosa dovrò scrivere a quanti appunti prendere. Penso agli sponsor, alle foto che dovrò fare per loro e penso soprattutto a voi che mi leggete, che sarete vicini a me in questo viaggio. Ogni volta che scrivete un commento è qualcosa che mi tocca il cuore, vi sento davvero vicini e vorrei riceverne mille e tanti di più per portarvi tutti con me. Mancano poche ore alla partenza dal porto di Genova del traghetto GNV per Tangeri ed il mio pensiero più grosso è sempre quello. Sarò in grado di raccontarvi ciò che vedrò? Riuscirò a trasmettervi un pò delle mie emozioni, dei miei incontri, di ciò che i miei occhi vedranno? Ve lo prometto, ci metterò il cuore, penserò a voi sempre e vi prego di essermi vicini di scrivermi ciò che provate, ciò che vorreste vedere, ciò che mancherà. Se avete voglia pubblicizzate il mio blog tra i vostri amici, su facebook, iscrivetevi al blog (in basso destra) per essere aggiornati in tempo reale dei post che pubblicherò. Questa notte lo so non sarò solo, inizieremo tutti a prepararci a questo viaggio, il nostro viaggio. Già perchè lo faremo insieme, ecco perchè ho aperto questo blog ed ecco perchè porterò il mio portatile e le mie macchine fotografiche.

La moto è pronta, rispetto ai post precedenti ho deciso di aggiungere un ragno elastico al mio serbatoio. Nelle foto vedrete alcuni dettagli della  modifica per proteggere i radiatori della mia africatwin RD04. Mi sono chiesto cento volte se ho preso tutto, cento volte mi sono risposto di si e cento sono forse le cose che avrò dimenticato e di cui mi accorgerò appena avrò imboccato l’autostrada a soli 7km da casa 🙂 . Le borse laterali sono pronte, le cinghie tirate, le ruote gonfie, l’olio cambiato , la catena lubrificata. La macchina fotografica è carica, il mio taccuino attende con ansia di essere riempito e l’odore che inzio a sentire è già diverso: è l’odore dell’avventura, della scoperta.

Forse può sembrarvi strano ma voglio essere io ad augurarvi a poche ore dalla partenza un buon viaggio! Continua a leggere

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Givi e Clover cattivi sponsor

Come scrivevo nel post precedente non tutti gli sponsor sono poi sempre all’altezza della situazione. Due su tutti. La GIVI che all’inizio si dimostra disponibile nel fornirmi le borse laterali trekker ed il bauletto trekker per il mio motoviaggio in Marocco, ma decide, appena scopre che posseggo una africatwin RD04, di non sponsorizzarmi più dicendo, ufficialmente, che non esistono gli attacchi monokey GIVI per il mio modello (peccato che li abbiano a catalogo online) ma la realtà (vengo a scoprire dopo) è solamente per un motivo di immagine. Non vogliono legare il loro prodotto nuovo e fico ad una moto vecchia come un’Africatwin. Che cosa? Ma allora tutti quelli che danno i soldi alla GIVI possessori di Africatwin acquistando i loro bauletti e le loro borse? Io avessi una RD04, RD03 oppure RD07 o RD07/a li tartasserei di mail pretendendo le loro scuse e poi manderei indietro i bauletti in segno di protesta. Altra marca è la Clover. Dopo avermi promesso la spedizione di un completo crossover WP e 3 paia di guanti spariscono. Si avete capito bene volatilizzati! Mi fanno perdere tempo chiedendo che mandi loro il codice del prodotto, colore , il modello e poi semplicemente non rispondono più alle mail. La Clover azienda seria? Quando capita questo si rimane fregati poichè, essendo corretti, uno non prende due completi da marche diverse. Però adesso a 5 giorni dalla mia partenza che faccio? Porterò la mia giacchetta Acerbis usatissima e i mie pantaloni AXO del 2005 compagni di avventure fangose in OFF.

Quindi occhi aperti, non sempre è tutto oro ciò che luccica!!!

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Marocco meno 6 giorni

Tra 6 giorni parto per il Marocco, il biglietto del traghetto da Genova a Tangeri è comprato e stampato, il ritorno non ancora definito. In questi ultimi giorni ho fatto mille prove per i bagagli e il settaggio della moto. Alla fine utilizzerò due borse laterali e un tubo stagno piccolo da 40lt Tucanourbano. Qui metterò tutti i miei bagagli, i miei pezzi di ricambio con la mia officina portatile e naturalmente il mio computer. Doppie chiavi, copia di tutti i documenti miei e della moto. Porterò un regolatore di tensione di scorta, una pompa a depressione, un filtro dell’aria, due camere d’aria, medicinali, kit di riparazione forature, pompa per gonfiare, leve smontacopertone, membrane carburatore, leva frizione e leva freno anteriore, cavo frizione, cavo acceleratore e deceleratore, 2 candele, tubo extra benzina. Fil di ferro, nastro americano, colla bicomponente, chiavi, viti e bulloni, un litro d’olio, WD40, grasso catena da off road e un coltellino svizzero. Sul mio computer avrò anche il manuale d’officina per la RD04 in formato pdf 🙂 Una tenda da 950 grammi, sacco a pelo e materassino. Su google earth sto mappando più o meno tutti i percorsi che farò in modo da avere oltre alla mia cartina rough guides anche i waypoint su GPS. Un Moleskine e delle penne per scrivere e tanta voglia di vedere e conoscere. Secondo voi dimentico qualcosa?

Porterò con me anche due telefonini uno col numero italiano e un altro per una scheda marocchina che prenderò in loco, certo in caso di problemi col telefono spero di trovare una simpatica teleboutique come questa 🙂 Continua a leggere

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Bulgaria

Mi è stato chiesto di creare un post con alcuni scatti realizzati con una compatta in viaggio. Bisogna per forza avere una reflex per fare belle foto quando si viaggia? Spero queste foto aiutino nella risposta. Inoltre non so dirvi se queste foto siano belle o brutte ai vostri occhi ma sono tutte state realizzate con una compatta, una ricoh GX200. La Macchina è secondo me insieme alla canon G12 di cui scrivevo nel post precedente, una delle più interessanti del mercato. Molto piccola (sembra quasi un cellulare) e uno zoom 24-72mm interamente ottico. Nessuno zoom elettronico quindi ma solo delle meravigliose lenti.

Ecco alcune delle foto fatte in un mese di viaggio in Bulgaria partendo da Sofia, passando per Plovdiv con il suo teatro romano e il meraviglioso monastero di Rila fino a raggiungere la costa del Mar Nero. Partendo da Varna e arrivando giù fino a Rezovo al confine con la Turchia 🙂 Continua a leggere

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Fotografare in viaggio

Cosa portare durante un motoviaggio per poter fare belle fotografie senza appesantirsi più del dovuto? Portare una compatta o una reflex? In caso quale modello?

La risposta a questa domanda è naturalmente molto personale e proporzionata al corredo fotografico che uno possiede ed i soldi che altrimenti ciascuno è disposto a spendere per aggiornare o ampliare la propria attrezzatura. In questo post dirò cosa ho deciso di portare con me in Marocco e come trasportarlo. Premetto dicendo che per il mio lavoro utilizzo attrezzature canon, le trovo molto meglio dal punto di vista di realizzazione video e soprattutto con un parco ottiche fisse molto più ricco e valido. A lungo ho pensato se portare con me l’ultima uscita canon G12. La macchina è bellissima, ben fatta e i suoi video sono semplicemente meravigliosi, il microfono audio in stereo incredibile! Video a 720 pixel in alta risoluzione e 24 fps, molto simile quindi ad un reale effetto cinematografico. Insomma per chiunque voglia viaggiare con un peso contenuto ed un buon prodotto consiglio senza dubbio questa compatta. Ha un grandolo 28mm molto valido e fino a 70mm lo zoom è ottico e non elettronico. Permette inoltre di inquadrare senza il monitor, utilizzando cioè solo il mirino. Risparmio di energia e la batteria può durare diversi giorni senza essere ricaricata.

Io invece utilizzerò una reflex, una 5D Mark II con due batterie extra ed un telecomando ad infrarossi per azionare l’autoscatto in remoto. Porterò con me solo due ottiche fisse, un 35mm f/2 e un 50mm f/1,8. Come treppiede un gorillapod slr-zoom in grado di sopportare fino a 3kg di peso e dal peso di soli 500g. Questo è secondo me il meglio come rapporto peso-prezzo-risultati ottenuti.

Utilizzerò queste due ottiche e non la serie L, che di solito utilizzo, in quanto molto luminose (mi permetteranno di scattare in interni senza utilizzo di flash ) e con un peso molto molto contenuto. Il loro autofocus non è velocissimo ma fotograferò quasi sempre di giorno con un sole forte quindi nessun problema di messa a fuoco 🙂 In caso di panorami mozzafiato, avendo solo un 35mm, utilizzerò la tecnica di scatto multiplo e poi grazie allo stitching ricrerò i panorami visti. Per chi avessi dubbi sulle 2 ottiche scelte, considerate che erano le uniche due che anche HCB ha utilizzato al 99% in tutta la sua vita. Non sono un amante degli zoom ed ecco il perchè delle 2 ottiche fisse. Pesano circa 10 volte meno e poi si sa che il bravo fotogiornalista è quello che consuma più suole delle scarpe.

Ma come trasportare tutto senza rischiare che si rompa e facendo in modo che il materiale sia sempre facilmente accessibile e facilmente trasportabile. Qui entra in campo il mio sponsor!! La tucanourbano ha un prodotto meraviglioso, il marsupio gigante 433! Sostituirà la mia borsa da serbatoio e conterrà la macchina, le due ottiche, i celluari e i documenti. Sarà ovviamente girato al contrario quindi non toccherà il serbatoio. In caso di strade asfaltate nessun problema, in caso di sterrati si alzerà insieme a me evitando alle attrezzature fastidose “botte” e colpi inaspettati. Dentro il marsupio la macchina e l’ottica non montata saranno in delle borse thinktankphoto (ahimè non mi sponsorizza) e quindi protette in caso di pioggia e sabbia.

Ecco alcuni scatti dei prodotti e del loro posizionamento 🙂 Continua a leggere

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Carta verde Marocco

Dopo giorni di ricerche su internet e dopo avere contattato l’immancabile cugino assicuratore brutte notizie! Niente da fare, fino a qualche anno si ma adesso non più. La carta verde per il Marocco si può solo fare in Marocco all’arrivo. Nessuna compagnia assicurativa la rilascia più direttamente dall’Italia. Che fare per avere la carta verde per il Marocco? Rimane un’ultima strada da tentare per avere la risposta definitiva:  il consolato marocchino. Certo sarebbe meraviglioso, ma da tre giorni chiamo e nessuno risponde. Provati il consolato di Milano, Roma e Bologna. Questo significherà altro tempo perso all’arrivo al porto di Tangeri. L’arrivo del traghetto GNV per Tangeri è previsto alle 16,00 ma un pò di ritardo non lo calcoliamo? 🙂 E poi il modulo di importazione temporanea del veicolo D16ter? Ho provato sul sito delle dogane marocchine a compilarlo prima per prestamparlo in modo da accelerare i tempi. Naturalmente il sito delle dogane marocchine non funziona e non permette di stampare il modulo. Quindi chi di voi vuole azzardare il toto “abbandono porto di Tangeri”? Dopo quanto tempo secondo voi lascerò il porto di Tangeri? Io sarei contento se dopo 3 ore per le 19.00 riuscissi ad andarmene ed essere già sulla strada verso Asilah la mia prima tappa. Se qualcuno sa di più sulla carta verde… si faccia avanti! 🙂 Continua a leggere

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